2 febbraio 1977 - Nessuno resta indietro - Paolo e Daddo
Il 2 febbraio 1977 da La Sapienza parte un corteo militante intenzionato a chiudere la sede missina di via Somma Campania. Il giorno prima nel mezzo della città universitaria, i fascisti avevano sparato a uno studente: Guido Bellachioma. Tra loro c'è Alessandro Alibrandi, che da li a poco parteciperà alla fondazione dei NAR. La tranquillità con cui questi personaggi operano in luoghi così affollati è motivata tra le altre cose dal fatto che tale personaggio è figlio di un importante magistrato del foro di Roma. L'impunità di fatto gli viene a lungo garantita. I compagni e gli studenti decidono di prendersi la responsabilità in prima persona di sanzionare quest'azione squadrista e al termine del corteo incendiano il covo missino. Quando però stanno tornando verso l'università ad azione ormai terminata, un auto su cui viaggiano tre agenti in borghese inchioda a qualche centinaio di metri da loro. Gli agenti iniziano a sparare all'impazzata. Nel caos che ne segue Paolo, un compagno della zona nord di Roma, rimane a terra ferito. Daddo lo vede e nonostante i poliziotti non smettano di esplodere colpi interrompe la sua fuga e gli va incontro cercando disperatamente di soccorrerlo. Il risultato è che rimarranno entrambi feriti sul selciato e poi a lungo detenuti. L'azione di Daddo, completamente irrazionale e contraria alla logica militare dello scontro, rimarrà un esempio della solidarietà incondizionata che unisce i rivoluzionari. Sui nostri sentieri nessuno viene abbandonato al suo destino.