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Giorgiana Masi assassinata dal regime di Cossiga



Era l’anniversario della vittoria referendaria sul divorzio, il Partito radicale era intenzionato a manifestare, divieto o no, a Piazza Navona. Il movimento senza eccessivo entusiasmo, decise comunque di essere presente per protestare contro lo stato di polizia e rompere il divieto utilizzando quella scadenza. Il centro della città era fortemente militarizzato, i radicali, parlamentari o meno, vennero malmenati a piazza Navona, mentre su corso Vittorio la polizia scatenò la caccia all’uomo (ma anche alla donna) sin dalle prime ore del pomeriggio. Ogni gruppo di più di tre persone venne sciolto senza complimenti, i blindati pattugliavano le zone limitrofe sparando montagne di lacrimogeni. I compagni rimasero a centinaia nelle sedi e nei quartieri in attesa degli eventi. Alcuni decisero di andare in centro a vedere di persona e così tra militanti e passanti “disturbati” dalla celere si formò un concentramento di diverse centinaia di persone che manifestava sentimenti ostili alla polizia tra via dei Baullari e piazza della Cancelleria. I poliziotti cercarono più volte di sciogliere quel mucchio di gente ma la risposta fu rabbiosa, benché mancasse in piazza il minimo strumento di difesa. Diverse cariche vennero respinte a sassate. Più di una persona venne colpita da lacrimogeni sparati ad altezza d’uomo da pochi metri, e cominciarono a fioccare colpi di pistola che poliziotti in borghese e in divisa spararono all’incrocio tra corso Vittorio e piazza della Cancelleria: un ragazzo si accorse di avere il lobo dell’orecchio bucato da un colpo d’arma da fuoco, nei giorni seguenti e per molto tempo ancora si potevano vedere i buchi dei proiettili sui muri e sulle serrande dei box del mercato di Campo di Fiori. Per tutto il pomeriggio chi fronteggiava la polizia non riusciva a trovare il modo di avvertire il grosso dei compagni che continuava a rimanere nelle sedi. Verso sera le parlamentari radicali Aglietta e Bonino si avvicinarono e ci dissero che la polizia ci avrebbe lasciato uscire dalla zona di Campo dei Fiori in direzione di Ponte Sisto. Si formò così un bel corteo che attraversò il Tevere per raggiungere piazza Belli, ma a quel punto furono i carabinieri che ci pressarono con l’intenzione di disperderci, cosa che venne rintuzzata da un nutrito corteo proveniente da via Induno che respinse i carabinieri oltre il ponte verso via Arenula mentre in piazza belli venne costruita una grossa barricata di macchine.


Fu in quel frangente che dalle file delle forze dell’ordine si sentirono provenire numerosi colpi di arma da fuoco: Giorgiana Masi, una ragazza di 19 anni che cercava di raggiungere i compagni venne colpita alle spalle e rimase uccisa. Il 16 maggio, in parlamento, Cossiga rivendicò l’impiego di squadre speciali pur negando che queste avessero fatto uso di armi da fuoco, ma venne smentito dalle foto pubblicate sulla stampa di poliziotti in borghese (uno aveva la maglietta a strisce, jeans e borsa tipo “Tolfa”) che con la pistola in mano si aggirano tra la gente.


Ferrari G., D’Ubaldo M. Gli autonomi. L’Autonomia operaia romana. Vol. IV, Derive Approdi, Roma, 2017

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